Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo

Chiesa Parrocchiale di San Bartolomeo

Bannio Anzino

Nella bella piazza Monsignor Cocchinetti di Bannio sorge la Chiesa Parrocchiale dedicata a San Bartolomeo, oggi monumento nazionale. Le origini di questo luogo di culto sono molto antiche: la prima edificazione risale infatti al pontificato di Alessandro III (1159-1181). Nel 1644 importanti lavori e rimaneggiamenti le conferirono l'attuale conformazione, donandole la fisionomia a tre navate con la facciata rivolta a levante e il coro a ponente.

Affiancata da un maestoso campanile alto ben 55 metri (120 sono i gradini che consentono di raggiungere la torre campanaria), anch'esso monumento nazionale, la Chiesa di San Bartolomeo può vantare preziosi affreschi sulla cupola e sulle pareti del coro, opera di Lorenzo Peracino. Altre decorazioni importanti sono quelle dei due catini e delle cappelle laterali, realizzate dal noto pittore vigezzino Giuseppe Mattia Borgnis. Degna di menzione è la riproduzione di San Bartolomeo, che prende spunto dall'originale di Jusepe de Ribera conservato nelle Gallerie dell'Accademia di Venezia.

Colpisce gli occhi del visitatore l'altare maggiore, in legno scolpito e laminato in oro, realizzato nel 1693 dai fratelli Maderno, che decorarono anche gli altari di alcune conosciute chiese di Roma. Una cappella laterale della chiesa ospita un vero e proprio tesoro nascosto, un grande crocefisso in bronzo, espressione dell'arte fiamminga del Cinquecento, la cui storia avventurosa è ancora oggi avvolta nel mistero.

La Chiesa di San Bartolomeo di Bannio è legata anche alla storia delle locali confraternite. Qui infatti confluivano e si incontravano le comunità dell'intera Valle Anzasca: la chiesa diventò così presto il fulcro religioso della vallata. Nel corso del 1400 iniziò lo sviluppo delle Confraternite, che ospitavano i fedeli più devoti, più generosi, più istruiti e dotati di maggior censo: proprio la Parrocchiale di Bannio, sul finire del XV secolo, vide la nascita della Confraternita di Santa Marta.

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